La Visione

La “Buona Impresa” è un’impresa che, consapevole dell’inscindibile legame tra il proprio sviluppo e quello della società, fonda su di esso le proprie strategie. Questo legame non va osservato (esclusivamente) nelle ricadute indirette o nelle attività accessorie dell’impresa, ma innanzitutto attraverso le attività caratteristiche del business: creare e organizzare il lavoro delle persone, realizzare prodotti o servizi che servano la società, creare e distribuire ricchezza.

Nell’elaborare la visione della Buona Impresa, la Fondazione Buon Lavoro  si è ispirata infatti alla concezione del finalismo dell’impresa di Vittorio Coda (“Etica ed Economia, riflessioni dal versante dell’impresa”,  Il sole 24 ore), per il quale essa non persegue esclusivamente uno scopo di lucro, ma una triplice finalità, superando quindi l’assolutizzazione del profitto e riconoscendo la missione produttiva e l’organizzazione del lavoro come finalità in sé.

Nell’ambito di questa visione di fondo, ciò che contraddistingue le “buone” imprese è che esse, per sviluppare il proprio business riconoscono e fanno leva sulla sostanziale coincidenza di interessi tra il benessere di lungo termine dell’impresa e quello degli stakeholder.

Non si tratta quindi di “bilanciare” o “armonizzare” l’interesse dei soci e quello della società (espressioni utilizzate, tra gli altri, anche nella norma sulla Società Benefit  e nel manifesto di Davos del 2020 ma di assumere spontaneamente come finalità anche la qualità del contributo dei suoi prodotti per la società, la soddisfazione di un’aspettativa di buon lavoro per lavoratori e fornitori, la creazione di valore per gli investitori.

Un buon prodotto e un buon lavoro, dunque, non sono visti come obiettivi degli stakeholder che l’impresa deve rispettare, ma sono assunti come obiettivi dell’impresa stessa, tanto quanto il profitto. Rappresentano, infatti, insieme alla creazione di valore economico, il senso stesso del fare impresa e il principale contributo che essa porta alla società.

Facendo leva su questa interdipendenza, la Buona Impresa accresce la coesione con i propri portatori di interesse, che si sentono premiati dalle sue scelte e che, a loro volta, premiano questo tipo di impresa, innescando un circolo virtuoso che di fatto favorisce lo sviluppo integrale della società.

In questo senso, il modello della Buona Impresa è (per sua natura) al servizio delle Persone:

  • Nel LAVORO, in cui le persone devono poter trovare un’occasione per realizzarsi e costruire una parte molto rilevante della propria identità. Questo, peraltro, le spinge a dare il meglio di sé e favorisce dunque anche l’impresa che, in questo modo, persegue meglio i propri obiettivi. È questo, in sintesi, il “Buon Lavoro” del singolo: una relazione professionale in cui il lavoro è valorizzato facendo leva sulla sostanziale coincidenza tra gli interessi del lavoratore e quelli dell’impresa e, in questo modo, non solo li rispetta entrambi, ma li rinforza. 
  • Nella scelta di un PRODOTTO o un SERVIZIO, nel quale le persone devono poter trovare soddisfazione ai propri bisogni, alla sola condizione che si inscrivano in una prospettiva di sviluppo positivo della società tutta e di salvaguardia del nostro unico pianeta. A loro volta esse eserciteranno, con le loro scelte d’acquisto, il proprio enorme potere di indirizzo sullo sviluppo dell’impresa e – di conseguenza – della società.
  • Nelle decisioni di INVESTIMENTO, affinché sia possibile superare la visione tradizionale che pone come alternativi il ritorno finanziario e lo sviluppo sostenibile e scegliere soluzioni in grado di soddisfare entrambi questi obiettivi.


Naturalmente, al di là del “core business”, come sopra descritto, la Buona Impresa riconosce di essere inserita in un contesto sociale e ambientale di cui deve prendersi cura in ogni fase della sua attività: l’impatto di tutte le attività umane su Società e Ambiente devono essere una priorità per ogni soggetto responsabile, che si tratti di una persona, un’impresa, un ente o qualunque altro organismo che operi sul nostro pianeta. Tutti i processi, tutti gli scambi, hanno un impatto potenziale – diretto o indiretto, attraverso la filiera di produzione e distribuzione – che la Buona Impresa non può ignorare. Il senso di concentrare l’osservazione sulla “triplice finalità”, non vuole certo essere quello di sminuire la rilevanza delle altre aree di impatto, quanto piuttosto quello di restituire dignità e dimensione al valore creato attraverso il business in sé.